Cos’è il lutto perinatale?

Il lutto perinatale è parola tecnica per indicare uno stato d’animo, una condizione, una situazione che si è creata, un futuro che si prospetta, un dolore che si propaga…

Il lutto perinatale è quel miscuglio di sentimenti, sensi di colpa, rimorsi, paure, pensieri che si accavallano e si susseguono senza sosta dopo la notizia che, come un fulmine, cade sulla testa e nel cuore dei genitori, quando viene sancito che il loro bambino/a non nascerà, che la sua vita si è interrotta prima della nascita.

Quando i genitori vivono una gravidanza, già prima di essa, il loro figlio/a ha preso a vivere, ha cominciato ad assumere una sua forma nei loro progetti, ha cominciato a prendere “corpo”. La gravidanza è solo il passaggio che renderà carnale quello che è ancora un’immagine virtuale, pensata, quello che è ancora un bambino ideale, ma il bambino esiste.

L’attaccamento per un bambino che ancora non c’è fisicamente è già partito e parlare di lutto ha un profondo senso perché si soffre per ogni relazione che si interrompe per sempre. Ogni legame che percepiamo non ha tempo, spazio, fisicità, il legame esiste perché si è creato dentro di noi e quando questo legame per qualche motivo cessa di esistere, provoca dolore.

L’elaborazione del lutto

Il lutto è quel processo interno che inizia dalla notizia della morte prematura del proprio figlio/a, prima che sia nato, notizia che può avvenire nei primi 3 mesi di gravidanza, l’arco di tempo in cui le probabilità che possa succedere sono più alte, anche se non si è mai pronti a sentirselo dire.

Ma può avvenire anche a 5, 6, 7, 8 mesi, poco prima della nascita o pochissimo dopo la nascita: non c’è un momento preciso. Per svariati motivi può avvenire in qualsiasi tappa ed in ogni momento è l’interruzione di un processo che era in divenire, di un progetto genitoriale in piena costruzione, con tutto l’entusiasmo mentale ma anche fisiologico, ormonale che questo tipo di costruzione porta con sé.

Il lutto che scaturisce da una morte prima della nascita è lo stesso di un lutto per una persona amata esistente, ha le stesse caratteristiche e la stessa intensità, le stesse dinamiche, ma la grossa differenza è che ancora si tende molto a sottovalutarlo, si tende molto a credere che più di tanto non possa far male, che in poco si risolverà e non darà strascichi.

Pertanto il lutto perinatale si nega oppure lo si banalizza invitando a non pensarci a troppo, si cerca come società di aiutare i genitori a non fossilizzarsi sul dolore ma ad andare subito avanti nella creazione di un nuovo progetto.

Purtroppo sappiamo che non è così: purtroppo sappiamo che per poter costruire, per poter di nuovo progettare c’è bisogno prima di confrontarsi e affrontare il dolore di quell’evento, di dirsi cosa è successo, di individuare anche le possibili cause.

Per affrontare il lutto perinatale c’è bisogno di dialogare con quel bambino/a che non potremo mai abbracciare fisicamente, di familiarizzarci anche se non lo/a vedremo mai, di renderlo parte della nostra vita nei modi che ognuno ritiene più opportuni, nei modi che ognuno crea. C’è bisogno di collocarlo nel nostro cuore e nella nostra mente, se si vuole evitare che si trasformi in un fantasma che continuerà ad aleggiare nella vita, anche a distanza di tempo.

Perché una consulenza per il lutto perinatale

Il lutto non è una malattia, il lutto, ripeto, è un processo interno che ognuno fa, volente o nolente, nei modi “giusti” o nei modi “sbagliati”. Non ci sono cure o farmaci che possano togliere il lutto come fosse un virus, il processo va avanti da solo, per cui non c’è il terapeuta che sa qualcosa di più ed il paziente che ha il lutto da “risolvere”.

C’è però uno spazio, una comunicazione, una relazione, che in un certo momento della vita uno dei genitori o entrambi possono sentire il bisogno di avere, un momento per parlare di qualcosa che sta diventando incomprensibile, inesprimibile, insopportabile, che non trova appunto spazio per poter uscire, per poter prendere forma, per poter essere detto.

Un percorso di consulenza può servire per dare voce a ciò che non ne ha, per parlare di qualcosa che fuori non trova possibilità di essere discusso o che non si ha voglia di condividere con chiunque ma solo con chi sappiamo avrà orecchie per ascoltare.

Alle volte c’è bisogno di chiarirsi per poter riprendere con energia il proprio percorso di vita. Invito i genitori a non esitare ma a confrontarsi anche se con vergogna o sensi di colpa.

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