Perché nasce Raccontami il Parto?

Anche a distanza di molti anni, laddove sembra che il parto sia un evento lontano e “concluso”, ci sono donne che trovano l’occasione di raccontare il loro parto con una parola, un gesto, un pensiero, soprattutto quando trovano una donna incinta che non ha molto voglia di ascoltarle.

Dal parto in poi non esisto più come persona singola e individuale ma divento qualcosa di più ampio. E questo è un momento fondamentale perché è l’essenza del diventare genitori. Dal parto in poi c’è un salto effettivo dall’io individuale ad un noi plurale, processo che, soprattutto nella donna, comincia già con la gravidanza.

Sono tante le emozioni positive legate all’evento del parto e il fatto che le persone tutte intorno si focalizzino solo sull’avvenimento positivo fa si che i vissuti negativi non abbiano la possibilità di essere espressi, elaborati e rimangano confinati in uno spazio che non si traduce in parole né in elaborazione mentale.

Il momento del parto è cruciale: c’è un prima e un dopo, una donna non sarà più uguale a quella che era prima, avviene una modificazione vera e propria della sua configurazione mentale e della percezione di sé.

Le paure legate al parto

L’ esperienza del parto è accompagnata anche da molte paure: il dolore fisico, la compromissione del proprio corpo, che possano esserci conseguenze irreversibili, preoccupazione per il nascituro.

Pertanto anche il parto può essere considerata una condizione potenzialmente traumatica. Certo la natura ha messo a disposizione della donna un meccanismo fisiologico-ormonale per dimenticare il dolore vissuto e predisporsi per una nuova gravidanza, ma può succedere che questo meccanismo non basti.

Tendenzialmente le donne tendono ad escludere dal loro pensiero e a cancellare rapidamente l’insieme delle emozioni negative e le preoccupazioni, proprio perché mal si coniugano col significato positivo che l’esperienza del parto porta con sé.

Cercano di sottovalutare quello che le ha disturbate e anche tutta la rete intorno alla madre fa pressione affinché si focalizzi sul parto andato bene, sul nascituro sano, oltre all’urgenza di pensare ai bisogni e necessità del bambino, prima di loro stesse.

Alle donne non viene dato molto spazio per esprimere rabbia, frustrazione, sensi di colpa, rispetto al loro vissuto né si pensa che possa servire a qualcosa e tutto questo rimane nel loro corpo, nella mente, non trova possibilità di prendere una forma.

Quando il parto diventa traumatico

In situazioni più gravi il parto può rivelarsi un’esperienza traumatica dando origine a sintomi post traumatici da stress che possono compromettere la relazione tra la mamma e bambino.

Tra i sintomi del disturbo post traumatico da stress ci sono quelli di evitamento che portano la mamma ad allontanare da sé tutto ciò che le ricorda l’evento stressante, tra cui anche il nuovo nato, investito da reazioni di distanziamento e di disinteresse.

La madre può fare questo non per un atto intenzionale e volontario ma perché si trova inondata da emozioni negative che non le permettono di vivere lucidamente la nuova situazione di vita.

Spesso i padri non comprendono quello che sta succedendo e non sanno che quello che sta accadendo alla partner è causato dal trauma del parto.

Esprimere le proprie emozioni, i propri vissuti e ricostruire ciò che è successo è il primo passo per riprendersi da eventuali situazioni traumatiche legate al parto.

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